La Suprema Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 39015/2022, ha confermato la condanna di un medico a 8 anni di reclusione (con il beneficio della sospensione condizionale) per omicidio colposo.
Il/la dott. o/a incriminato/a avrebbe infatti agito:
- con imperizia, sostituendo il sondino nasogastrico posizionandolo nella trachea invece che nell’esofago in un paziente in stato soporoso con assenza di risposta al dolore, tanto da perforare il bronco con conseguente passaggio di materia alimentare nello spazio pleurico di destra;
- con negligenza, non sottoponendo il paziente ai controlli previsti dalle linee guida e delle buone prassi per accertarsi del corretto posizionamento del sondino.
La sentenza della Suprema Corte risulta particolarmente interessante per quanto riguarda il grado di colpa del medico, che rilevando l’imperizia e la negligenza che hanno condotto alla condanna, non può di certo definirsi lieve e gli eredi hanno di certo azione per ottenere un congruo risarcimento.
Giurisprudenza di legittimità oramai consolidata afferma che: “nel giudizio sulla gravità della colpa, intesa quale ragguardevole rispetto all’agire appropriato, rispetto al parametro dato dal complesso delle raccomandazioni contenute nelle linee guida di riferimento deve tenersi conto delle specifiche condizioni del soggetto agente, del suo grado di specializzazione, della situazione specifica in cui si è trovato ad operare e della natura della regola cautelare violata”.
Nel caso di specie, gli Ermellini hanno evidenziato che i Giudici di merito hanno valutato la posizione dell’imputato/a e i profili di c.d. personalizzazione del rimprovero: in ragione dell’esercizio della professione all’interno di struttura per neurolesi (il/la dott. o/a) non poteva ignorare le linee guida che nel caso concreto dovevano essere scrupolosamente osservate proprio per le condizioni specifiche del paziente.
Le prassi interne del centro neurolesi in cui operava il/la dott. o/a, inoltre, sono state dichiarate della Suprema Corte non rilevanti, in quanto le stesse sono risultate difformi rispetto alle Linee Guida accreditate e prive di un fondamento scientifico. Stante la gravità dei fatti e il grado grave della colpa attribuita al/alla dott. o/a, sul quale ha pesato anche il non corretto posizionamento del sondino quando ha intubato il paziente per trasferirlo in un’altra struttura ospedaliera, appare quindi congrua la pena della reclusione di 8 anni, con il beneficio della sospensione condizionale.
Gli eredi potranno valutare una eventuale azione civile per il risarcimento del danno.
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